giovedì 31 dicembre 2009

Lo spettacolo non è affatto finito


Ci siamo presi a cuore la disfida di Bari perche' ci pare emblematica. Entrambi i candidati sono davvero il meglio che la politica nazionale possa offrire. La regia del partito invece e' proprio il peggio...
Dichiarazione di pochi giorni fa di Michele Emiliano, sindaco di Bari: "Sputatemi in un occhio se sarò mai il candidato alla Regione". Manifesto affisso dai fedelissimi di Nichi Vendola alcune ore dopo la discesa in campo del sindaco: "Emiliano iàpr l'ecchie" (Emiliano apri l'occhio). Come sia stato possibile ridurre la primavera pugliese, uomini nuovi per un tempo nuovo, in furiosa corrida è questione tragicamente aperta. La disfida spopola in città. Agli angoli delle strade, al bar, in fila all'ufficio postale. Testimonianza di Gennaro Nunziante, autore dei testi e regista del film di Checco Zalone, il comico barese repentinamente assurto alla ribalta nazionale: "In qualunque conciliabolo si indica la mano magica di Massimo D'Alema. D'Alema è divenuto una presenza virtuale ma incombente, uno spirito ora divino e provvidenziale, ora demoniaco che disfa e uccide la speranza. E ciascuno si sente autorizzato a rivelare una sua confidenza, che ha i tratti dell'irreparabilità. 'Massimo ha detto che Vendola è finito'. Giunge, secondo i canoni di una perfetta piéce teatrale, il secondo amico e afferma, in modo altrettanto solenne: 'Massimo ha detto che Emiliano è out'". In effetti la corrida ha preso forma il giorno in cui D'Alema giunge a Bari con un foglietto in tasca: un sondaggio. È il segno vistoso della comunicazione berlusconiana ad acquisire un ruolo egemone e a obbligare a prendere atto di un dato matematico. Senza l'Udc di Casini si perde. "Dal momento che Vendola non avrebbe mai l'appoggio di Casini...".


È da quel momento che il clima già turbolento acquista i tratti di una tragedia politica con aspetti di puro cabaret. Quel sondaggio e l'invito che segue produce una palla di fuoco dentro cui arde l'amicizia e il legame politico che aveva unito i destini di Vendola e Emiliano. Il primo governatore il secondo sindaco del capoluogo. Personaggi diversi ma popolari. Amati, riveriti, conquistati alla causa pugliese. Da quel momento Emiliano scorda le promesse ("Giuro su San Nicola!"), gli impegni ("ribadisco che non sarò mai disponibile...") e inizia con le pretese. E qui anche Franco Cassano, un sociologo che conosce Bari, le virtù e le miserie, le invidie, le ambizioni dei suoi protagonisti, afferma che c'è stato un diavolo tentatore. "Qualcuno ha indotto Emiliano in tentazione. E quel qualcuno si chiama D'Alema che disconosce la dimensione civica e anche le conquiste di una terra che non vuole dominatori". Se D'Alema è il cuoco di questo frittatone pugliese è tema ancora discutibile. Quel che è certo è il costo politico e sociale dell'operazione. Lo scrittore Mario Desiati, direttore editoriale di Fandango, assicura: "Emiliano poteva vivere di rendita per quindici anni con le realizzazioni compiute". Ancora Cassano: "Sta segando il ramo su cui è appollaiato".

In effetti il sindaco vanta un palmares indiscutibile di opere. L'abbattimento del muro di Punta Perotti ha cambiato la geografia della città e ribaltato un luogo comune: il potere assoluto e monarchico dei costruttori. E poi la riapertura del Petruzzelli, la bonifica dell'area ex Fibronit, luogo di malanni e di morte. La riqualificazione del quartiere più degradato della città, San Paolo. La metropolitana di superficie.


Tutto rischia di essere scordato, revocato da quell'intendimento: candidarsi alla regione al posto di Vendola sei mesi dopo essere stato eletto al secondo mandato da sindaco. Dal quartier generale di Nichi sono iniziati a fioccare insulti e insinuazioni: è il risultato degli appetiti di amicizie pericolose. Imprenditori che devono allargare il business, Cl e Legacoop che devono vendicarsi dell'emarginazione subita dalla gestione vendoliana della Regione. E l'acqua che in Puglia resta pubblica, boccone prediletto, qui si dice, dal gruppo Caltagirone, suocero di Casini, il nemico numero uno dell'attuale governatore. Che ora commenta: "Emiliano mi sembra un uomo solo. Ma gli voglio bene". La sua assessora alla cultura, Silvia Godelli, psichiatra: "La grandiosità dell'ego è propria di una personalità border line".


Secca la contraerea: Vendola non ha saputo tenere il centrosinistra unito, ha umiliato gli alleati, disegna le sue ambizioni puntando a dividere il Pd... E poi sulla sanità ha fatto finta di cadere dalle nuvole. Ha fatto finta? Ecco la vampata che ha trasformato un'amicizia in odio e reso il Pd un partito immobile, vuoto. Un fortino poi valicato e offeso da incursioni popolari ("le truppe cammellate di Vendola" ultima accusa) che ne hanno decretato l'inconsistenza. Il segretario regionale Sergio Blasi, dalemiano, che non sa cosa fare. Anzi, dice: "Servono le primarie". Emiliano accetta, "senza condizioni". Poi ci ripensa e chiede una legge che non lo obblighi a rinunciare preventivamente alla poltrona di sindaco di Bari. Una legge ad personam, altro modello ricavato dal berlusconismo, che nessuno nel centrosinistra riesce a garantire e che il centrodestra non ha alcuna intenzione di concedere.


Ad oggi, ma tutto qui è così provvisorio, le primarie si faranno. Ma Vendola le dà per certe il 17 gennaio. Emiliano punta al 24. Perché il 20 gennaio si riunisce il consiglio regionale e la norma ad personam potrebbe essere in quella occasione discussa e approvata. Tranquilli e seduti. C'è ancora tempo per cambiare opinione e anche scena della disfida. Lo spettacolo non è affatto finito...

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