È senz'altro abbastanza lungo, ma val la pena di segnalarlo. Riassume i disagi, per non dire disatri, della nostra rete ferroviaria. Eppure a volte basterebbe davvero poco per essere più simili al resto d'Europa. Sarà da segnalare anche l'eventuale replica dell'AD Moretti.
Alberto Rossini.
Ricariamo la dose aggiungendo l'esperienza diretta del Civati.
Un maglione e un paninoArrivo in stazione Centrale alle 17. Alle 17.20 è segnato sul tabellone un treno per Sondrio. Non arriverà mai. Alle 17.50 viene segnalato il convoglio per Lecco. L'altoparlante lo annuncia addirittura in partenza. Dopo un quarto d'ora, in effetti, il treno parte, ma dopo due chilometri si ferma. Nessuno sa perché. Si rimane chiusi dentro stipati per quasi un'ora, senza informazioni. A un signore scappa la pipì, ma tutti (tutti) i bagni sono guasti. La fa tra due carrozze, nello spazio di disimpegno (chiamiamolo così). Poi le porte magicamente si aprono. Siamo a Greco. L'altoparlante della stazione illustra i motivi del ritardo «indefinito»: un guasto alla stazione di Monza. Un signore che la sa lunga sostiene che, per via del freddo, tutte le operazioni debbano avvenire manualmente. Non si sa quando si ripartirà. Per solidarietà con quelli del treno, anche i bagni della stazione sono guasti. Dopo altri quaranta minuti il treno finalmente si muove. Ferma a Sesto San Giovanni, dove viene preso d'assalto dai pendolari. Un viaggio di dodici chilometri in tre ore abbondanti. Per la neve, certo. E per i guasti che le FS si portano dietro e che quando c'è un'emergenza appaiono in tutto il loro splendore. Moretti fa la vittima e consiglia di portarsi un maglione e un panino per il viaggio di domani. Quasi quasi mi porto direttamente un treno, da casa. Con le porte che si aprono, i bagni che scaricano, l'impianto di riscaldamento che funziona. Ci vediamo domattina, sul binario 5.
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