"Dopo Pontida, abbiamo posto fine al sequestro dei beni ai cittadini che non potevano pagare le multe. Abbiamo messo un freno ad Equitalia, perché, cari Berlusconi e Tremonti, chi non paga non è un delinquente, ma solo uno che si trova in difficoltà"
Questo è Bossi, ad una delle Feste Padane di questa estate Bollente.
Nel tempo del commissariamento di fatto del governo Italiano da parte delle potenze dell'eurozona, nel tempo di una schizofrenica
sequel di aperture e chiusure del Parlamento, di conferenze stampa, di proclami e soprattutto di annunci sempre più drammatici sul nostro
stato dell'unione e dell'avvicinarsi sempre più presto
delle lacrime e del sangue che ci aspettano.
Nel tempo del
se ne esce solo tutti insieme, tutti uniti sennò tutti s'affonda prima seconda e terza classe come sul Titanic: bene in questo tempo, chi di fatto ha la responsabilità di tenere in vita questo governo che non c'è più da quasi un anno, così parla ai
suoi.
Prima rigore, poi i distinguo. Prima l'annuncio di tagli senza la valutazione di qualità e tasse nuove per le famiglie più o meno camuffate ma generalizzate, poi
il particulare, il clan, gli
altri e - soprattutto - il
noi.
Allora se tutti pagheremo caro, però
abbiamo messo un freno ad Equitalia perché i nostri agricoltori le multe no, non le devono pagare.
E ancora:
"la Padania è lo Stato più forte d'Europa, dove la gente lavora. Purtroppo, nel passato il nostro Paese ha fatto due grandi errori: il primo è stato dei Savoia, che hanno portato una moneta forte nel Regno delle due Sicilie. Poi, Ciampi ha voluto portarci a tutti i costi nell'Euro, ma senza valutare i rischi: ora anche l'Europa è debole, ci sono Paesi come l'Irlanda che faceva le pentole o la Grecia o il Sud Italia, che non fanno niente"
Ancora una volta: prima la crisi che è globale e se siamo nella
merda - per usare un francesismo - lo siamo perchè tutti lo sono e poi... di nuovo... e poi
il particulare, il clan, gli
altri e - soprattutto - il
noi.
E' solo un caso, l'ultimo caso, l'ennesima briciola d'esempio di questo
particulare che tiene in vita l'ultimo moribondo governo Berlusconi che ha fatto di questo
particulare e della divisione da anni un sistema di governo
un'arte dell'arrangiarsi posta ai massimi sistemi di comando del belpaese e che rivela quello che Diamanti oggi scrive su Repubblica con una delle sue mappe ormai senza speranza.
Certo, la crisi non è colpa di Berlusconi, non è colpa di Bossi, ma la volontà di chiudere il nostro paese in clan economici e localistici, l'incapacità di dare un respiro unitario, solidale, comune al bisogno di costruire un futuro per tutti oltre la crisi, di illuminare per una buona volta questo buio oltre la siepe che da anni sembra essere l'unica nostra prospettiva e su cui questi signori hanno costruito la loro fortuna politica (e non solo), questo si.
Per chiudere con le parole di Diamanti:
Poi, soprattutto, è da vent'anni che il localismo, il familismo e il bricolage sono andati al potere. Interpretati dal partito delle piccole patrie locali: Nord, Nordest, regioni, città e quant'altro. E dal Partito Personale dell'Imprenditore-che-si è-fatto-da-sé. È da 10 anni almeno che lo Stato è stato conquistato da chi considera lo Stato un potere da neutralizzare. Da chi ritiene le Tasse e le Leggi degli abusi. [...]
Perché, in fondo, questo Presidente Imprenditore - e viceversa - in campagna elettorale permanente, quando chiede sacrifici, rigore, equità, non ci crede neppure lui. Strizza l'occhio, come a dire: sacrifici sì, ma domani... Basta che paghino gli altri. Peccato che domani - anzi: oggi - sia già troppo tardi. E gli altri siamo noi. L'arte di arrangiarsi stavolta non ci salverà. Tanto meno Berlusconi.
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