lunedì 1 marzo 2010

Le regole


di Alberto Rossini

Proviamo a prendere la questione delle accuse formulate dai giudici a Bertolaso e ad altri. Il punto rilevante è dato dal fatto che si mostra con chiarezza che la Protezione Civile nell’emergenza e negli altri casi in cui era chiamata ad agire, aveva la facoltà di derogare dalle leggi in materia di appalti e di incarichi pubblici. Ora se ciò è plausibile nei casi di urgenza e pericolo imminente in tutte le altre occasioni è invece qualcosa che va oltre la norma. La possibilità di agire a prescindere dal rispetto delle leggi esistenti crea appunto un potere eccezionale, uno “stato di eccezione” che crea una discontinuità pericolosa rispetto alla legge stessa. E’una messa in crisi delle regole che costituiscono l’essenza stessa della democrazia. Tant’è che il potere del tiranno sta proprio in questo: nel poter decidere come e quando le leggi normali non valgono più.
Si obietta, però, che tale sistema è quasi un passaggio obbligato perché in Italia fare un’ opera che passi attraverso un appalto svolto secondo le leggi esistenti è qualcosa di impossibile. Gli esempi non mancano. Per fare una nuova scuola servono anni, per una nuova strada decenni e così via.
Ma se sono le leggi esistenti che creano una oggettiva situazione di difficoltà, perché non si cambiano le leggi? Non è questo che dovrebbe fare il Parlamento?
Sono d’accordo con chi sostiene che un sistema come quello degli appalti pubblici non consente di avere tempi certi per far partire un’opera. L’attuale procedura risente del clima post “mani pulite” per cui da un lato si è estremamente garantisti nei confronti dei privati che eventualmente debbono subire espropri; dall’altro si pongono molti vincoli per la scelta del soggetto esecutore. Ci sono criteri di scelta che spesso non tengono conto della specificità dei lavori da eseguire, della necessità di avere soggetti capaci non solo sulla carta, ma anche nei fatti: per esperienza, per competenza per lavori simili già effettuati o magari perché sono del posto e ben conoscono la situazione in cui debbono intervenire.
Se tutto ciò è vero perché nessun Governo e nessun Parlamento è intervenuto a cambiare le leggi esistenti? Perché nei tanti dibattiti oltre alla giustizia, ai Dico, al fine vita, ai fannulloni, alla scuola non si è mai parlato di cambiare la legge Merloni e il Codice degli appalti?
Credo che proprio la vischiosità della legge sia ciò che non si vuole toccare. Non si vogliono introdurre procedure chiare ed efficienti. Non si vogliono attribuire precise responsabilità in merito a chi deve decidere ed invece si lascia uno spiraglio aperto per le procedure d’urgenza che se proprio si vuole si può sempre trovare il modo di attivare.
Insomma se il sistema funziona male lo “stato d’eccezione” diviene la possibile soluzione.
Allora non si capisce perché bisogna fare una legge migliore. Quella che c’è funziona benissimo.
L’importante è sapere cosa ci interessa di più. Cosa ci sta più a cuore. Il problema che oscillando tra populismo e demagogia i risultati che si ottengono sono quelli sotto gli occhi, indipendentemente dalla presenza dei “mariuoli” o dei “birbanti”.
La corruzione esiste anche in altri Stati. Certo è che lì dove le regole sono più chiare è più difficile trovare pretesti per “deroghe” ed eccezioni. Da noi la corruzione è quasi favorita e non è che la si possa combattere a colpi di codici morali!
Uno Stato forte esprime leggi chiare che è in grado di far rispettare dicendo in capo chi sono le competenze e le eventuali responsabilità . Uno Stato efficiente si da' degli obiettivi e poi definisce le procedure per realizzarli. Uno Stato debole fa leggi inapplicabili per lasciare spiragli aperti a chi in quel momento ha più convenienza e potere...
La democrazia, però, è un'altra cosa.

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